PETER PAN

ovvero l’isola dei bambini sperduti

Con: Alessandro Pisci, Pasquale Buonarota e Celeste Gugliandolo

Domenica 25 febbraio 2024, ore 17.00- Teatro Russolo Portogruaro

Facciamo un gioco. Entriamo in un sogno. Quando si sogna si chiudono gli occhi, ed è bello, perché puoi sognare quello che vuoi. A volte i sogni li scegli. Altre volte, arrivano senza che tu lo voglia. Sogni belli e sogni brutti. Oggi sogneremo insieme. E lo faremo da svegli. Questo si chiama mmaginare. Ed ecco ch’alle soglie della nostra mente, s’affaccia Wendy, che come ogni sera, nella sua stanza, gioca a fare la mamma. Sta leggendo la favola di Cenerentola ai fratelli assaporand’ogni parola. Suo padre, il signor Darling, con i capelli spettinati e gli occhiali sul naso, bussa alla porta brandendo una cravatta. È nervoso. Molto nervoso. Ha così tanta d’ arrivar tardi alla cena con il capo ufficio, che non riesce nemmeno a far quel nodo da cui, a suo parere, dipende tutto il suo destino. È la ragazza a sistemarglielo in quattro e quattr’otto, con quell’arte e quella cura che solo lei sa metter in tutto ciò che compie.“Wendy, che fai con quel peluche sempre in braccio?” “Ma papà! Nana sa tutto di me! È la mia tata!” “Wendy! Non sei più una bambina! Ormai sei grande! Non hai più bisogno di una tata!” Incollerito, l’uomo strappa con veemenza il peluche dalle braccia della figlia. “Papà ti prego! Ho paura!” “Paura!? E perché? Perchè l’altra sera, alla finestra, ho visto una faccia!” “Un volto alla finestra!? Ma siamo al terzo piano Wendy!” “Sì! Te lo assicuro! Era quello di un ragazzo che stava cercando di entrare!” “Davvero!?” “Sì, ed è già la seconda volta che lo vedo! La prima è stata una settimana fa! Ho sentito una corrente improvvisa, come se la finestra si fosse aperta da sola. Poi, come un fantasma, quel giovine è apparso in mezzo alla stanza, io ho urlato con tutta la voce che avevo in corpo, Nana gli è saltata addosso e lui è fuggito! Ma la sua ombra non è riuscita a scappare, poichè gli scuri, sbattendo l’han tagliata di netto così lui si è dileguato e lei è rimasta qui! Perciò credo proprio che tornerà a riprendersela! Non ci credi vero?” “Assolutamente no! Ora è tardi! Devo uscire e la tua bella cagnolina viene con me!” “No papà! Ti scongiuro! Se quello torna chi potrà difendermi?” Ma l’uomo, irremovibile, spegne la luce e serra l’uscio alle sue spalle. La fanciulla, in lacrime, rimane sola. Poco dopo, sente dei passi. Terrorizzata, si nasconde sotto il letto. Con un balzo, quel curioso spiritello entra nella camera e si mette subito alla ricerca di quella sagoma nera. Trovatala, dietro a un comò, cerca in tutti i modi di riattaccarsela, ma, dopo diversi tentativi, si accascia su una sedia rassegnato. In quel momento, la giovane, che aveva visto tutto, trova, finalmente, il coraggio di parlare. “Ciao! Perchè piangi?- gli chiede dolcemente sfiorandogli la spalla.“Io non piango mai! Come ti chiami?” Mi chiamo Wendy Moira Alice Angela Darling e tu?” “Peter!” “E basta? Ah mi dispiace! E dove abiti?” “Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino!” “Che strano indirizzo! È questo che ti scrivono sulle lettere che ti mandano?” “Io non ricevo lettere!” “Ma tua madre di sicuro ne riceve!” “Io non ho una madre!” “Peter… Mi dispiace!”- esclama lei sconsolata cercando di abbracciarlo – “Non mi toccare! Nessuno mi deve toccare!” “Perché?” “Non lo so!” E perché stavi piangendo?” “Ti ripeto che non stavo piangendo! Semplicemente non riesco a riattaccare questa! Potresti aiutarmi?” “Ci penso io!”- afferma con sicurezza la ragazzina indossando un ditale ed iniziando a cucirgliela addosso come una vera artista. Ed eccolo il nostro folletto ammirare e rimirare quel capolavoro. “Come sono contento! Non posso proprio fare a meno di ballare!”- esclama volteggiando da solo sulle note di un valzer.- “ Me l’hanno insegnato le fate!” Sì certo…. le fate… Pensi che io ti creda? – domanda lei col tono di chi si sente preso in giro.- “Cosa stai pensando adesso?” “Che una ragazza vale più di venti ragazzi!””Lo pensi davvero, Peter? Sei gentile! Ti darò un bacio!” “Grazie! Che cos’è un bacio?” Non sai che cos’è un bacio?” “Lo saprò quando me lo darai!”- ribatte il silfo porgendole la mano. Non sapendo come comportarsi, l’adolescente gli dona il ditale: “Bello! Grazie!”- asserisce lui ricambiando con la sua collana. “Grazie Peter! Quanti anni hai?” “Non lo ricordo! Mi sono perso quando ero neonato così sono andato a vivere tra le fate!” “Guarda che lo so che non esistono!” Cosa…?! Non devi nemmeno pensarlo! Le fate esistono! Anche se sono molto in pericolo! Vieni con me! Vedi, quando il primo bambino ha riso per la prima volta, la sua risata si è frantumata in mille pezzi e, da ogni pezzo, è nata una fata. Da allora, quando nasce un bambino, la sua prima risata si trasforma in una fata. “Ah! Allora dovrebbe essercene una per ogni bambino!” “Dovrebbe! Hai ragione! Dovrebbe! Perché, oggi, nessuno ha più voglia di immaginare e sognare. Perciò, quando oggi un bambino sostiene di non crederci, una di loro muore”. “Ma è incredibile!” “Ne vuoi conoscere una?” “Magari!” “Campanellino?… Dove sei?” “Ecco vedi?!… Si è posata sulla mia mano!” “Ma io veramente non vedo nulla!” “Questo è grave! Devi pensare a qualcosa di positivo!” “Ma come?” “È una sorta di strabismo mentale! Dai, prova!” “Strabismo mentale!….” “Sì, ora la vedo… la vedo bene!” “Ti confido una cosa: i grandi non possono vederle! Esse sono le compagne perfette dei piccoli, dei poeti, dei pazzi e degl’ innamorati!” “Scusa, ma non capisco quello che dice!” “Aspetta… “Ah sì….sta dicendo che ne ha abbastanza delle nostre chiacchiere e che tu, ragazzina, faresti bene a decidere dove andare perché non riesce a credere che tu voglia restare qui per il resto della tua vita… Giusto?” “Andare dove?” “Devi seguirci e raggiungere i Bambini Sperduti! Sono i bambini che si perdono. Prima o poi finiscono all’ufficio Bambini Smarriti. Se entro sette giorni nessuno li reclama, raggiungono L’Isola Che Non C’è! E io sono il loro capitano!” “L’isola Che non c’è!… Ci sono anche delle bambine?” “No! Bambine no! Loro sono troppo in gamba per perdersi! Vieni con noi! Sarai la nostra mamma e ci racconterai delle storie!” “Ma io non posso lasciare i miei genitori!” “Wendy! Io ti insegnerò a saltare sulla schiena del vento! Ti rendi conto?! Invece di stare a dormire su questo stupido letto tu potresti VOLARE! Racconteremo delle cose buffe alle stelle, vivremo mille avventure!” “Quali?” “Ad esempio quella dell’’impenetrabilità!” “E quindi?” “Con impenetrabilità intendo dire che sono stufo di questo argomento e che dovresti venire con noi!” “E come si fa?” “Basta accendere la scintilla dell’immaginazione e spegnere le luci della realtà!” Ecco dunque i due volar come uccelli sopra alberi e tetti confidando agl’astri le loro speranze. Frattanto, in quella terra ai Confini dell’Universo, sono tutti in fermento per l’arrivo del loro eroe tantochè, i Bambini Sperduti. si stanno organizzando per vincere il temibile Capitan Uncino. C’è Macchia, assolutamente impareggiabile nel far strani rumori con la bocca, Zufolo, che muovendo i suoi sinuosi fianchi, disegna il profilo delle onde marine, e infin Pennino, capace di far danzar in aria la sua treccia di capelli ramati. Ciò che non sanno è che, dalla parte opposta di quell’Oasi Incantata, anch’i Pirati si stanno riunendo in una vera e propria falange oplitica composta da: Smi, l’unico che ha studiato e che sa dire le parole al contrario, Starkey che vomita arcobaleni e, per finire, Rigiukis, in grado di mimetizzarsi come un serpente incrociato. Ma soprattutto c’è lui il Signore dei Mari. “Lo voglion far anche Sir per il suo modo di far. È elegante, un po’ strafottente ma anche un po’ gentleman. Eccolo è qui tutto per noi! Egli è terrore, chi tocca muore lui si chiama Giacomo Uncino! Ha anche l’aria da prof perché è stato al collegio, e senza alcun dubbio e assai ricco di charme. Se gli chiedon una man ei può anche ammazzar perch’un cretino di ragazzino l’ha data in pasto al caiman! Fategli il santo piacer di non prenderlo mai in gir. Il suo destino con quest’artiglio è quello d’esser un po’ snob, sempre attorniato da fans, un pirata un po’ da parata vi prego lasciatelo star1”. Quando chiama a rapporto la sua ciurma essa non si fa attendere. Bisogna sottolinear, inoltre, che oggi la vede particolarmente cattiva e lui la vuole così poich’il colpevole di tutti i suoi mali sta tornando insieme a quei Mocciosi Dispersi. Per non parlar, poi, di quel Coccodrillo che, dopo aver ingoiato un orologio, lo perseguita di mare in mare e di terra in terra con quel suo ossessivo ticchettio, in attesa di pregustar ciò che resta di lui. Ma il Grande Conoscitor Delle Azzurre Distese, ha già escogitato un piano infallibile: cucinerà una torta avvelenata e la lascerà sulla riva della Laguna delle Sirene, così, una volta arrivati a destinazione, quegl’ingenui marmocchi la divoreranno sino all’ultima fetta… Mentre si trastulla sull’onda di quel dolce pensiero, però, non fa nemmeno in tempo a udir il terribile suono di quelle lancette. Tutti fuggon in un baleno, aspettando che l’alligator sparisca sott’il pelo dell’acqua. Quando, dopo un viaggio lungo un sogno, i nostri viaggiatori giungono in quella Landa Infinita, son accolti da sguardi grati e mille inchini. “Salve, ragazzi! Sono tornato!”- esulta Peter “Come promesso, vi ho portato la vostra mamma!” “Ciao cari! Sono Wendy e sono davvero felice di essere qui con voi… ma penso di non sentirmi molto bene… credo sia una questione di jet lag!” – Macchia, munito di fonendoscopio, procede, immediatamente all’auscultazione di cuore e polmoni. Individuata la diagnosi, le ordina di bere una pozione a base di erbe officinali e, in meno di dieci minuti quella donna tuttofare è di nuovo in forma. “Non ci posso credere! Sono già guarita!” “Benissimo!”- gongola Peter al settimo cielo- “Ne siamo felici! Aspettavamo proprio una mamma dolce e carina come te!”- “È proprio quello che sento di essere!… Farò del mio meglio! Ve lo assicuro! Dunque… iniziamo subito… È stata una lunga giornata! Vi ordino di andare a dormire!” I bimbi si addormentano felici e sicuri. Alle prime luci dell’alba, però, Peter è già sveglio ed è pronto per guidare la sua compagna d’avventura sino alla Baia popolata da coloro che incantarono Ulisse. “Cara preparati! Voglio farti conoscere queste creature con il corpo d’un umana e la coda di pesce!” “Sono belle?” “Molto belle! Pensa che, ogni mattina, verso mezzogiorno, la più graziosa di loro, balza in aria cercando di liberarsi dalle scaglie di troppo. Dopodichè, stando pigramente seduta sullo Scoglio dell’Abbandonato, pettina i suoi lunghi capelli biondi ascoltando la voce dell’Oceano da una conchiglia trasparente.” “Lo Scoglio dell’Abbandonato? È che cos’è?” “È una scura roccia, tristemente nota, perché proprio qui i velieri si sbarazzano dei marinai infedeli lasciandoli annegare. Ora però dobbiamo andare! Tu corri a casa dai ragazzi! Io vado ad incontrare un uomo sinistro, ma che dico sinistro? Mancino! Ma che dico mancino? Uncino!” Alla giovine, rimasta sola, altro da far non resta ch’affidar la sua malinconia ad un canto ch’ esprime tutta la sua consapevolezza di essere cresciuta: “Se lui tornasse, vorrei essere una donna che fosse anche anche un poco mamma, vorrei raccontare storie a lieto fine. Se rinascessi vorrei essere una fata per combattere il male che dilaga, vorrei esser una rosa in un giardino.. Vorrei essere amica di un bambino un po’ speciale… Se ripenso a com’ero mi vergogno perché mi sembra un sogno. Ma ora voglio perdermi nel bosco all’imbrunire. Voglio gioire di sbagliare, aver paura d’invecchiare e anche da grande poter giocare…”2 Un attimo dopo, Peter torna vittorioso: “Eccomi! Anche stavolta sono riuscito a scampare quell’infido Capitano!” Wendy lo guarda dritto negl’occhi visibilmente sollevata: “Evviva! Mi stavi facendo preoccupare! Peccato ch’i nostri orfanelli si siano già coricati!” “Ma io ho deciso che oggi è sabato sera!” “Allora li sveglio subito!” “No! Aspetta! Prima voglio ballare!” Ed eccoli i due avvinti come l’edera danzar su quelle stesse note che, quella sera, li avevano fatti incontrare. In quel momento, la ragazza rompe ogni indugio: “Peter, quali sono i tuoi sentimenti per me?” “Quelli di un figlio! Che c’è?… Perchè ora mi tieni il broncio?” “Perchè pensavo di esser per te qualcosa di diverso da una mamma!” “Forte, Forte… Che cosa?” “Non puoi capire! Non capirai mai!” “Wendy! Ci racconti una favola?” “Va bene! Promettetemi che poi andrete a dormire, pero!” E quelle son le prime frasi d’un racconto che par proprio quello che ha appena vissuto. “C’erano una volta un signore ed una signora. Lui era il signor Darling, lei la signora Darling. Erano sposati e avevano una bambina carina e intelligente. Questa bimba aveva una tata di nome Nana. La cosa buffa è che Nana era un cane, ma ritenendo inutile avere un cane come bambinaia, il padre gliela portò via. Poi arrivò un ragazzo che sapeva librarsi tra le nubi. Insegnò alla ragazza a fare lo stesso e raggiunsero, così, una Terra piena d’Eternità. Ora però, voglio che pensiate a come possano essersi sentiti i genitori di quella bambina svanita tra le stelle. Terribilmente tristi. Lei, però, saggia com’era, sapeva che i suoi avrebbero lasciato la finestra sempre aperta per permetterle di tornare…” “Peter… cosa c’è?” “Ti sbagli, amica mia, anch’io la pensavo cosi, su quel balcone spalancato. Poi, dopo aver trascorso molte lune lontano da casa, ho dovuto ricredermi. Al mio rientro, infatti, ho notato che quel balcone era sbbarrato e nel mio letto stava rannicchiato un bimbo appena nato!… Mi avevano completamente dimenticato! “Peter, ma tu credi veramente che tutte le famiglie si comportino così? La mia sarà distrutta! Ti prego, aiutami a tornare!” “Se è quello che desideri!” “Bimbi miei, sono quasi certa che, se verrete con me , convincerò i miei ad adottarvi!” “Peter, vieni anche tu? “No, io no, grazie!” E perché?” “Perché io voglio restare per sempre un bambino e divertirmi! Campanellino ti indicherà la strada!” “Bene, allora ricordati di cambiarti la maglietta e di prendere la medicina te l’ho lasciata lì!” Ah. Sì! l’ho vista! Grazie!” “Cosa sei tu per me?”- chiede un’ultima volta la donzella, gettando verso di lui, uno sguardo dolce e compassionevole.- “Tuo figlio Wendy!”- Sul far dell’aurora quell’allegra comitiva, vien aggredita alle spalle dalla forza bruta di cinque uomini. Intanto Peter, solo e ignaro di tutto, decide di andare a dormire. Si sdraia accanto alla sua medicina e si addormenta. Ma guarda un po’ che sorpresa!”- pens’in quel mentre, il Corsaro tra sé- “Hanno trovato la pulzella! Coraggio, miei prodi! Prendete il bottino e conducetelo sul mio galeone!” E ora a noi, carissimo Peter!”- sentenzia con un ghigno beffardo aggiungendo alla pozione destinata al suo nemico cinque cinque gocce di un veleno distillato dal pianto che, per una sola volta in tutta la sua vita, è sgorgato dai suoi occhi di bragia. Poi sparisce nella notte. Pochi istanti dopo, il giullar del volo, viene risvegliato dal trillo della sua inseparabile consigliera. “Campanellino sei tu? Cosa c’è? Cosaaa!!? Wendy e i Bambini Sperduti catturati dai pirati? Devo salvarli! Cos’altro mi vuoi dire?… Sì, quella è la mia medicina! Ho promesso a Wendy di berla e lo farò non appena avrò finito di affilare la mia spada! Campanellino… Ma perché stai bevendo l’infuso preparato per me? Ah! ho capito!- prorompe in un grido il garzoncello vedendo che la sua luce si stava affievolendo sempre di più.- “Era avvelenata e tu l’hai bevuta al mio posto per salvarmi la vita! Oh cara Campanellino, ma così morirai! Ragazzi! Se il suo bagliore si spegne vuol dire che è morta! State zitti per favore, altrimenti non riesco a capire le sue parole… Ah sì!… Sta dicendo che tornerà a stare bene se i bambini torneranno ad aver fiducia nelle fate! Voi credete in loro vero? Dunque soffiate forte… più forte! Soffiate tutti, tutti!” E, dalla platea, il soffio dei piccoli spettatori diventa una brezza e poi un vento che riaccende la vita di quel piccolo spirito celeste – “Grazie, grazie! L’avete salvata! Ora io andrò a liberare i prigionieri!- Uncino, dal canto suo, ha già ripreso il comando della sua imbarcazione, sicuro di essersi tolto di mezzo, una volta per tutte, il suo più acerrimo avversario. Legati, con le mani dietro la schiena, gl’ ostaggi salgono a bordo in fila indiana, come se dovessero andare al patibolo, mentre lui, felice, si gode oramai la sua vittoria chiamanfdo nuovamente a raccolta i suoi nocchieri. “Ciurma! Nessun bambino mi ama, sappiatelo! Mi è stato detto che, quegli sbarbatelli col moccio sal naso, quando gicano, voglion fare tutti Peter, obbligand’ il più antipatico a interpretarmi e questo mi rode!… Mi rode! È giusto secondo voi? Canaglie! Qualcosa mi dice che ora voi camminerete qui sull’asse della morte!” “Dobbiamo morire?”- chiede Wendy in preda al terrore.- “Sì, dovete morire! E tu, smorfiosetta, puoi dire le tue ultime parole di mamma ai tuoi figli!” Tesori miei, a nome anche delle vostre madri, ho da darvi un messaggio molto importante ed è questo: “Pennino! Non ti sedere sempre accanto a Zufolo, prendi le note! Zufolo! Guai a te se sudi quando corri! Macchia! Non strapazzare quella blusetta perché è l’ultima!” Ora possiamo procedere con l’esecuzione?” No, Aspetta! Un’ ultima raccomandazione: Quando arrivate chiamate!” “Adesso possiamo?” Ma proprio nel momento in cui Il Solcator dei Mille Perigli alza il suo rampino per dar il segnale convenuto, quel picchiettio minaccioso quant’una tempesta lo ipnotizza. Ognuno rimane immobile come solo gli attori di teatro sanno fare. In realtà, però, nessun pericolo si sta profilando davanti a loro. È quello spiritello che gira intorno alla nave imitando quell’ossessivo rumore meglio di qualsiasi rettile acquatico. “Questo vascello è maledetto!”- decreta il Predon dei Predoni costernato e interdetto.- “Ho capito! Ci dev’ essere uno iettatore a bordo! “Sì! È un uomo con l’arpione- conferma con astuzia e sarcasmo Wendy. “No! Sei tu! Non esiste flotta che abbia avuto fortuna con una femmina a bordo! Ma quando tu non ci sarai più tutto tornerà come prima! Non c’è anima che ti possa salvare!” “Qualcuno sì! Peter il Vendicatore! – urla l’impavido giovanotto dando inizio ad un duello che somiglia ad un vero e proprio scontro tra generazioni. Come uno straordinario spadaccino, para ogni fendente con sorprendente abilità a volte persino prima che l’altro lo colpisca. Ad un tratto quando par ch’il Brigante non abbia più nulla da artigliare, con un colpo da maestro, gli vien strappata di mano la spada. “Peter, chi mai sei tu?” “Sono la gioventù! Sono la gioia! Sono un uccellino appena uscito dall’uovo!” “D’accordo! Hai vinto!- ammette il Supremo Antagonista constatando la rovinosa sconfitta, prima di gettarsi in acqua ed esser inghiottito da un paio di fauci spalancate. Il giorno seguente, Campanellino guida gli esploratori verso casa. E il loro è un addio senza pace. Il signor Darling, accucciato come un cane davanti al davanzale, parla nel dormiveglia invocando il nome della sua primogenita. In quello stesso istante, Peter e Campanellino entrano nella stanza. “Ora sigilleremo la finestra, così, al suo ritorno penserà che i suoi l’abbiano abbandonata e sarà tutta per me! Guarda Campanellino, c’è un padre disperato!- “Il giovane si avvicina mormorando qualcosa all’orecchio del malcapitato e si nasconde dietro una parete. “Mi dispiace, ma non la rivedrete più, signore!” Egli scoppia in lacrime.- “C’è qualcuno?”- chiede d’improvviso una voce femminile rompendo il silenzio- “Papà, sono io! Sono tornata!” Peter esce allo scoperto. “Wendy, tuo padre stava piangendo per te!” “Peter, che cosa ci fai qui?” Babbo, lui e lo sconosciuto di cui ti ho parlato! Pensa che ho volato con lui fino ad un luogo remoto piena di bambini!” “Peter, sei venuto per dire delle cose molto dolci ai miei genitori?” “In realtà ero qui per obbligarti a tornare… Poi ho visto tuo padre in preda allo sconforto e… scusami… scusami… scusami davvero!” “Ti scuso, Peter, ti scuso! Papà, Peter è un Bambino Sperduto! Può restare con noi?” “Sì, va bene!” “Ecco, però… vedi… ci sarebbero anche loro… sono tantini…” “E sia! Restate pure tutti!” “Ma io non voglio restare qui!” “Perché Peter?” “Mi manderanno a scuola e poi a lavorare! Io, invece, voglio aver l’ardire di restare acerbo come un bambino perché, quando si matura si marcisce!” “Vorrei tanto poterti abbracciare!” “Wendy non posso!” “Allora balliamo!” Ecco allor ch’i due protagonisti della nostra vicenda danzano finch’il sogno finisce…Ed è davvero affascinante, per me, osservar come, tra grandi e piccini, strenue battaglie e rocamboleschi inseguimenti proseguano, anche a fine spettacolo, tra le file di quelle comode poltrone rosse… Domenica 25 febbraio 2024, alle ore 17,00, al Teatro Russolo, Alessandro Pisci, Pasquale Buonarota e Celeste Gugliandolo, han reso omaggio al celeberrimo capolavoro per l’infanzia nato dalla penna di James Mattew Barrie con con Peter Pan ovvero l’isola dei bambini sperduti curato da Giorgio Scaramuzzino. Una rilettura, originale, interattiva e coinvolgente nella quale le gradinate componenti la scenografia, si trasformano alternativamente nella nave pirata o nell’Isola Che Non C’è ed i personaggi principali veston anche i panni di narratori dell’intero intreccio drammaturgico. Perchè non si può diventar adulti senza ricordar d’esser stati bambini…

ElenaToffoletto

1. Questa citazione è una rielaborazione del testo della canzone dedicata a Capitan Uncino.

2. Questa citazione è una rielaborazione del testo della canzone dedicata a Wendy.

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